Chiesa di San Francesco

La chiesa di San Francesco è un edificio religioso situato a Gubbio.
La chiesa fu costruita nella seconda metà del XIII secolo presso il fondaco della famiglia Spadalonga, che avrebbe accolto San Francesco d’Assisi dopo il suo abbandono della casa paterna.
La chiesa è probabilmente opera dell’architetto frà Bevignate da Perugia, anche se la sua attribuzione è ancora oggetto di discussione, lo stile della chiesa é gotico.
Il campanile, posto all’abside di sinistra, non è coevo al resto della chiesa in quanto risulta costruito solo nel XV secolo.
Il completamento della chiesa avvenne con il rosone che oggi si vede è del 1958 e proviene dalla chiesa di San francesco a Foligno.
Lunedì08–12, 15:30–19:30
Martedì08–12, 15:30–19:30
Mercoledì08–12, 15:30–19:30
Giovedì08–12, 15:30–19:30
Venerdì08–12, 15:30–19:30
Sabato08–12, 15:30–19:30
Domenica08–12, 15:30–19:30

Gola del Bottaccione

La gola del Bottaccione è una valle fluviale che si dirama lungo la strada tra Gubbio e il comune di Scheggia. La gola costituisce un’importante sito geologico di rilevanza mondiale, suddiviso in stratificazioni che vanno dalla fine del Giurassico (145 ml di anni fa) fino al Terziario (13 ml di anni fa). Le rocce calcaree depositate sulle pareti della gola provengono dalla sedimentazione di un vasto oceano, la Tetide, che nel tempo si ritirò lasciando bacini come il Mar Mediterraneo. Le varietà di fossili e microfossili hanno costituito la cosiddetta scaglia, uno strato bianco o rosso. Lo strato situato all’estremità superiore della scaglia  è noto come il famoso “livello Bonarelli”, che riprende il nome dal noto scienziato eugubino Guido Bonarelli. Questo strato, ricco di carbonato di calcio e materiale argilloso misura uno spessore di 45 fino a 200 cm, è riconosciuto come “livello guida”, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Rappresenta un evento di stratificazione risalente al Tardo Cretaceo ( 95 ml di anni fa) che a causa del deposito di idrogeno solforato, che ha portato alla decomposizione dei fossili all’estremità della scaglia e per questo non vi si trovano. Inoltre la gola è ricca di iridio, materiale molto raro nella crosta terreste, e per questo viene chiamata anche “gola dell’iridio”. Lo strato detto “livello K-T ad iridio” è stato analizzato da uno scienziato vincitore del premio Nobel e autore di una teoria che un grosso meteorite abbia impattato contro la penisola dello Yucatan, abbia immesso quindi nell’atmosfera grandi quantità di iridio circa 65 milioni di anni fa e che abbia portato all’estinzione di gran parte degli organismi viventi, compresi i dinosauri.

Parco Ranghiasci

Si trova a ridosso di Porta Metauro e all’interno delle mura urbiche, conserva ancora oggi la struttura della prima metà dell’800. Esteso a mezza costa sul Monte Ingino, conserva una scuderia ed un tempietto neoclassico; in alto, un torrione medievale e parte delle mura urbiche. Costituisce un ambito cittadino di alto valore paesaggistico e naturalistico e permette di godere scorci significativi del centro storico. Fu realizzato per volontà del marchese Francesco Ranghiasci Brancaleoni tra il 1831 e il 1849. L’area verde non è rielaborata su spazi preesistenti, ma nasce, sotto la spinta di una cultura e di un gusto preciso, dalla volontà di ricreare in zone precedentemente occupate da orti e fabbricati un giardino all’inglese, alla maniera di Goethe, con visuali e cannocchiali ottici, che sottolineano un panorama “pittoresco,” spaziando da S. Martino a piazza Grande attraverso la scansione delle torri medioevali tutt’oggi esistenti. La spinta alla realizzazione del giardino fu data dalla moglie inglese di Francesco, Matilde Hobhouse.
Lunedì8.00-20-00
Martedì8.00-20-00
Mercoledì8.00-20-00
Giovedì8.00-20-00
Venerdì8.00-20-00
Sabato8.00-20-00
Domenica8.00-20-00

Fontana del Bargello

Lungo via dei Consoli, il Palazzo eretto nei primi anni del ‘300 fu sede del Bargello, capo della polizia comunale. Sulla facciata è possibile osservare un tipico esempio della medievale “Porta del Morto”; secondo alcuni questa stretta apertura veniva usata come porta d’uscita del “caro estinto”, secondo altri utilizzato come ingresso servito da una scaletta di legno, retraibile la sera, per ragioni di sicurezza o per evitare l’occupazione del suolo pubblico che avrebbe comportato il pagamento di un’imposta comunale. Prende nome dal Palazzo antistante, ma è passata alla storia come la Fontana dei Matti. La tradizione vuole che, compiendo tre giri di corsa attorno alla fontana si possa ottenere la “Patente da matto”, ma, attenzione, si deve fare tutto questo alla presenza di un cittadino eugubino, che alla fine del percorso deve anche “battezzare” ogni richiedente con l’acqua della stessa fontana. Sarà proprio questo cittadino a richiedere all’Associazione Maggio Eugubino l’agognata patente. Questa tradizione, risale al 1880, potrebbe derivare dalla  Festa dei Ceri e alle sue “birate” (veloci giri intorno al pennone principale di Piazza Grande) che si compiono durante la manifestazione storica. 
LunedìChiuso
Martedì10.30-13, 15-18
Mercoledì10.30-13, 15-18
Giovedì10.30-13, 15-18
Venerdì10.30-13, 15-18
Sabato10.30-13, 15-18
Domenica10.30-13, 15-18

Palazzo Ducale

Gubbio faceva parte del ducato di Urbino, era sede di zecca, e il palazzo eretto dal secondo duca era una residenza estiva. Guidobaldo e sua moglie Elisabetta Gonzaga spesso vi soggiornarono e fecero realizzare la foresteria. L’ultimo sovrano di Urbino Francesco Maria II Della Rovere fece allestire, nella dimora eugubina, un giardino pensile. Il palazzo, progettato dall’architetto senese Francesco di Giorgio Martini, è strutturato in due corpi di fabbrica, orientati uno verso la vallata ed il secondo verso la montagna, congiunti dall’artistico ed arioso cortile centrale. Unico esempio del Rinascimento in una città prettamente medievale, il palazzo si distingue per la finezza architettonica e la ricercatezza delle decorazioni, soprattutto nei capitelli del cortile, nei portali e nei camini, i cui fregi furono eseguiti da Bernardino di Nanni dell’Eugenia. Dall’armonioso cortile centrale, messo in risalto dalle sfumature dei colori dei mattoni e della pietra serena e dalle finestre del piano nobile ripartite da lesene, si accede all’interno dell’edificio che conserva tuttora alcuni originali elementi ornamentali. Appaiono degni di nota: due armadi lignei secenteschi, i battenti di portone intarsiati ed abbelliti con stemmi dei Montefeltro che si notano pure su raffinate ante di finestre, unitamente ad una serie di angeli musicanti. I saloni del palazzo sono contraddistinti dalla presenza di monumentali camini, ma le travature dei soffitti sono state rifatte: l’arredamento originale è scomparso da tempo come il famoso studiolo di Guidobaldo da Montefeltro, venduto, dopo vari passaggi di proprietà, nel 1939, al Metropolitan Museum di New York. Lo studiolo, simile a quello del palazzo di Urbino, fu voluto da Federico e i disegni delle tarsie di Francesco di Giorgio trovarono un’esemplare attuazione dal fiorentino Giuliano da Maiano: i lavori terminarono sotto il regno di Guidobaldo I che ne dispose maggiormente, per cui sarà conosciuto con il suo nome.
LunedìChiuso
Martedì08.30–19.30
Mercoledì08.30–19.30
Giovedì08.30–19.30
Venerdì08.30–19.30
Sabato08.30–19.30
Domenica08.30–19.30

Palazzo dei Consoli

Insieme al complesso di Piazza grande e del Palazzo del podestà, il Palazzo dei Consoli forma una tra le più maestose e monumentali realizzazioni urbanistiche del medioevo. Il palazzo risalente ai primi del 300’ ed alto oltre 60 metri, mostra un portale a cui si accede alla grande sala dell’Arengo dove un tempo si riuniva il consiglio cittadino e dove ora risiede la raccolta museale del Museo civico del Palazzo dei Consoli. Suggestiva è appunto la sala d’entrata con volta a botte, la cappella Palatina e il piano nobile riservato alle funzioni di governo dei Consoli, fortemente decorato con affreschi, arredi lignei e fontane. Curioso è il corridoio segreto del palazzo che mostra le tubature dell’acqua corrente e i servizi igienici, testimoniando l’alto grado di tecnologia eugubina. Le sale del palazzo ospitano dal 1909 le collezioni del museo civico. Di fama internazionale sono le Tavole iguvine: sette lastre di bronzo in cui è iscritta la più estesa descrizione di riti religiosi ed è definito il più importante testo in lingua umbra. Allestite nelle diverse sale sono presenti le collezioni numismatiche medievali e le raccolte delle ceramiche. Ricca è la pinacoteca che presenta dipinti su tavola e tela databili al tardo 200’. Salendo fino alla torre campanaria si può vedere l’imponente campanone con il peso di ben 5894 libbre, equivalenti a 1966 kg, che risuona nelle date più importanti, soprattutto il 15 maggio: giorno della Festa dei Ceri in onore del santo protettore della città Ubaldo.
Lunedì10–13, 15–18
Martedì10–13, 15–18
Mercoledì10–13, 15–18
Giovedì10–13, 15–18
Venerdì10–13, 15–18
Sabato10–13, 15–18
Domenica10–13, 15–18

Basilica di Sant’Ubaldo

La basilica fu edificata su una preesistente chiesa dedicata a sant’Ubaldo. I lavori iniziarono nel 1513, con il sostegno delle duchesse di Urbino, e di Papa Giulio II. La chiesa fu affidata ai monaci lateranensi, ordine a cui era appartenuto il santo. Dal 1786 la basilica fu retta da padri passionisti, fino alle soppressioni napoleoniche, e in seguito dai frati minori riformati. L’esterno del santuario è sobrio; alla sommità di una ampia scala, un portale introduce all’interno, dove si apre un chiostro in laterizi, con arcate e volte a crociera, nelle cui lunette si intravedono i resti di affreschi cinquecenteschi. I pilastri accanto all’ingresso della chiesa presentano un basamento in marmo palombino, con alcuni bassorilievi raffiguranti gli stemmi dei Montefeltro e del comune di Gubbio. Le tre porte centrali sono in pietra serena scolpita e i battenti originali in legno intagliato. L’interno è suddiviso in cinque navate, dominate dall’altare maggiore in stile neogotico con decorazioni a finto mosaico. Nella parte superiore dell’altare sono collocate otto piccole statue raffiguranti santi legati alla città, e al di sopra è posta l’urna in cui è custodito il corpo intatto di sant’Ubaldo. La chiesa è illuminata da finestroni con vetrate istoriate con le Storie della vita di sant’Ubaldo. Alle pareti, alcuni dipinti a olio su tela. Nella basilica sono riposti durante l’anno i ceri. Il “santuario” di Ubaldo custodisce il telo da parato, che nel 1240 l’imperatore Federico II di Svevia fece preparare appositamente in vista dell’ostensione della reliquia del santo.
Lunedì8.00–19.00
Martedì08.00–19.00
Mercoledì08.00–19.00
Giovedì08.00–19.00
Venerdì08.00–19.00
Sabato08.00–19.00
Domenica08.00–19.00

Duomo di Gubbio

Il Duomo é dedicato ai santi Mariano e Giacomo le cui reliquie sono conservate sotto l’altare centrale. Sorge sul luogo di un precedente edificio romanico.
La costruzione venne iniziata su progetto di Giovanni da Gubbio verso il 1190. La chiesa venne terminata nelle sue forme essenziali nel 1229, per poi essere ampliata nel 1336 e rimaneggiata nel corso del XVI e XVIII secolo. La facciata fu realizzata tra il 1326 e il 1345, presenta un portale a sesto acuto, sopra il quale è una grande finestra attorniata da cinque bassorilievi raffiguranti i simboli dei quattro evangelisti e l’Agnus Dei. Affianca l’edificio una robusta torre campanaria medievale.
L’interno si presenta ad un’unica navata ritmata da una sequenza trasversale di dieci archi ogivali, soffitto a capriate, e coro rettangolare con abside. I lavori di restauro hanno portato alla scoperta di un sepolcro di stile gotico, di due statue di pietra raffiguranti dei santi e soprattutto dell’altare originario. Sono diverse le cappelle laterali con numerose opere d’arte ed altre importanti opere ed oggetti di culto sono conservati nell’annesso museo della cattedrale. É opera recente la decorazione dell’ abside, dell’arco trionfale e di alcune cappelle laterali.
Lunedì9.00-17.00
Martedì9.00-17.00
Mercoledì9.00-17.00
Giovedì9.00-17.00
Venerdì9.00-17.00
Sabato9.00-17.00
Domenica9.00-17.00

Teatro romano

Il Teatro Romano di Gubbio è una delle più affascinanti testimonianze dell’epoca romana disseminate nel territorio umbro, la cui costruzione si assesta tra il 55 ed il 27 a.C. Il teatro, ultimato dal magistrato Gneo Satrio Rufo intorno al 20 a.C., fu realizzato con grossi blocchi calcarei lavorati a bugnato rustico. Presentava due ordini di arcate. La cavea era divisa in quattro cunei e le fasce in cui non erano presenti i gradini accoglievano probabilmente scale in legno. Il piano dell’orchestra, pavimentato con lastre di pietra calcarea permetteva la raccolta delle acque piovane in una grande cisterna sotto il pulpitum. La frons scaenae possedeva due nicchie laterali quadrangolari e una centrale, semicircolare. Al tempo della sua costruzione, si stima che il teatro fosse tra i più capienti dell’epoca e poteva accogliere circa 6000 spettatori. Per rendersi conto dell’importanza, basti pensare che il famoso Teatro Romano di Pompei costruito nello stesso periodo ne ospitava 5000. Situato appena al di fuori dell’abitato, dalla parte sud del centro storico di Gubbio, il teatro fa parte dell’area archeologica che prende il nome “Guastuglia”, dove si suppone si sviluppasse il vasto quartiere tardo-repubblicano della città.
LunedìChiuso
MartedìChiuso
Mercoledì10.00-19.30
Giovedì10.00-19.30
Venerdì10.00-19.30
Sabato10.00-19.30
Domenica10.00-19.30

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